Il 14 febbraio, il TAR del Lazio ha emesso la sentenza con cui ha confermato la legalità del commercio della canapa in Italia, agganciandosi ad un precedente giudiziario francese. Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto il ricorso presentato dalle associazioni di settore contro il decreto interministeriale sulle piante officinali del gennaio 2022, volto a limitare la commercializzazione della canapa ai soli semi e loro derivati. Vediamo cosa cambia.
La battaglia per la canapa legale in Italia fa segnare un nuovo punto a favore di coloro che reclamano la sua completa liberalizzazione, soprattutto consumatori e associazioni di settore. Infatti, con la sentenza 2613 del 14 febbraio 2023, il TAR del Lazio ha confermato che la pianta di canapa può essere coltivata e commercializzata senza problemi in tutte le sue parti. Con questa pronuncia, il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato da alcuni rappresentanti della filiera della canapa contro un decreto interministeriale risalente al gennaio 2022, che, disciplinando le piante officinali, poneva un drastico limite alla produzione e vendita di canapa light. Vediamo brevemente le tappe principali della vicenda.
Tutti i benefici della cannabis light
Il Decreto ministeriale del gennaio 2022
Il decreto incriminato è quello interministeriale emesso nel gennaio del 2022 (ma arrivato in Gazzetta Ufficiale solo a maggio) e dedicato alla disciplina delle piante officinali. Il testo, all’articolo 1 comma 4, consentiva l’utilizzo e la commercializzazione dei soli semi di canapa per la destinazione officinale. Al contrario, la coltivazione e la vendita di prodotti ottenuti con le altre parti della pianta (foglie e fiori compresi) veniva ricondotta alla disciplina (molto più stringente) prevista dal Testo Unico sugli stupefacenti. In concreto, il decreto, se fosse rimasto invariato, avrebbe rappresentato un duro colpo per la filiera della canapa legale, dalle aziende agricole che la coltivano fino ai rivenditori di prodotti a base di cannabis light (hashish e marijuana). Ecco perché alcune associazioni di categoria hanno alzato le barricate e avanzato ricorso al TAR del Lazio, che ha accolto le loro istanze.
Che differenza c’è tra THC e CBD?
Il precedente in Francia e la pronuncia della Corte di Giustizia Europe
A puntellare la decisione del tribunale italiano è un solido precedente che proviene dalla Francia. Nello specifico, si tratta di una pronuncia del Consiglio di Stato francese con cui i giudici hanno stabilito che, in assenza di concreti rischi per la salute pubblica, non è possibile vietare in modo generico e assoluto la coltivazione e la commercializzazione di foglie e fiori della cannabis. D’altra parte, già nel 2020, la Corte di Giustizia Europea si era opposta a queste regressioni proibizioniste, sancendo l’impossibilità di limitare la liberalizzazione della cannabis nei casi di piante con THC sotto soglia.
Cosa cambia dopo la decisione del TAR
Con la sua sentenza, il TAR del Lazio ha cancellato la parte del decreto riguardante la canapa, obbligando le amministrazioni a rivalutare la questione. Ciò che più conta, però, è che il tribunale regionale ha definitivamente sancito un principio cardine: coltivazione e vendita dell’intera pianta di canapa senza THC non possono essere limitate. La canapa è libera!